Le dinamiche comunicative nello sport: il rapporto allenatore/atleta

Di Scuola Nazionale FIPE, Federazione Italiana Pesistica



L’allenatore può essere considerato come un vero e proprio organo di intermediazione tra atleti, genitori e società in generale. Egli è un formatore-educatore che plasma le capacità tecnico-tattiche del giocatore, ma offre anche insegnamenti di vita. Per questo oltre alle competenze professionali che lo contraddistinguono a seconda delle varie discipline sportive, deve avere anche conoscenze psicologiche e basi pedagogiche adeguate alle differenti fasce d’età che andrà ad allenare.

 

Il coach spesso diventa una guida per l’atleta tanto sportiva quanto esistenziale, perciò gli si riconosce autorevolezza e importanza. Il maestro rappresenta colui che conosce la tecnica, che impone regole durante l’allenamento e precetti educativi validi in qualsiasi altro contesto di vita. Da qui nasce una responsabilità che va oltre il piano prettamente tecnico per sfociare in consigli su come impostare uno stile di vita ottimale che favorisca il benessere in toto (si pensi ai suggerimenti alimentari o riguardanti il riposo, l’eliminazione del fumo, ecc..).
L’allenatore riveste anche il ruolo di giudice poiché valuta sia il comportamento adeguato o meno dell’atleta in relazione agli altri componenti della squadra, sia i risultati sul campo.
A volte, questo impegno così sentito e a plurivalente potrebbe erroneamente far pensare che il coach possa del tutto sostituire dal punto di vista psicopedagogico l’autorità genitoriale soprattutto in una fase di crescita e maturazione fisica-psicologica del giocatore. L’atleta potrebbe sentirsi quindi oppresso dall’autorità dell’allenatore, percependo l’attività fisica non come divertimento, ma come una prigione mentale. Per questo l’allenatore non deve dimenticare il proprio ruolo e la propria valenza professionale, lungi dall’assumere altre connotazioni che non siano prettamente funzionali alla corretta crescita psico-motoria del giocatore. Ciò evita di creare un’immagine dell’allenatore inibente le proprie aspettative e i propri desideri, così come allontana l’idea del “super-uomo” persecutorio, dispensatore di frustrazioni e dettami fin troppo rigidi.

 

L’allenatore ha poi, ovviamente, delle aspettative nei confronti dell’atleta, così come i genitori e la società tutta, ma prima di ogni cosa egli orienta il giovane a seguire quelle raccomandazioni che ottimizzeranno la propria performance e i futuri risultati. Occorre quindi mantenere i giusti equilibri professionali e umani in questa professione che più di altre deve saper gestire la propria qualità comunicativa fondata sull’autorevolezza e non sull’autoritarismo, sulla serietà e non sulla severità.



Per saperne di più: Le basi dell’allenamento sportivo, Scuola Nazionale FIPE, Federazione Italiana Pesistica. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2012.