L'allenamento funzionale in riabilitazione sportiva

Di Massimiliano Febbi, Luca Marin



Ogni giorno milioni di persone nel mondo si allenano per aumentare la forza, la resistenza, la flessibilita, le abilita tecniche specifiche; moltissime di queste persone, senza saperlo, allenano le loro disfunzioni di movimento.



Involontariamente durante l’esecuzione di esercizi sottoponiamo il nostro fisico a forme di compenso e bilanciamenti che provocano posture errate e un assetto scorretto tanto da praticare un vero e proprio “allenamento delle disfunzioni in movimento”.
Questi schemi errati alternano la funzionalità dell’attività motoria che si sta mettendo in atto, riducendone sensibilmente la qualità, quindi la prestazione dell’atleta, e aumentando i rischi di infortunio.



Da questo problema sempre più diffuso e di cui si ha sempre maggiore coscienza si occupa l’attività funzionale, allo scopo di recuperare la correttezza e l’efficacia dell’attività sportiva. La Functional Theory nasce negli anni ’90 negli Stati Uniti e in Australia e si basa sulla gestione di esercizi fondamentali quali: rotolarsi (rolling), accovacciarsi (squatting), tirare (pulling), spingere (pushing), allungarsi in affondo (lunging), piegarsi (bending), girarsi (twisting), spostarsi (walking, running).



Generalmente si effettua una combinazione di questi elementi di modo da equilibrare il potenziamento delle diverse zone muscolari del nostro corpo.
Tuttavia, l’allenamento funzionale riabilitativo non esercita solo la forza muscolare, ma anche il sistema nervoso nel raggiungimento di un controllo ottimale per l’attività fisica svolta. Infatti, attraverso questa tipologia di allenamento non solo i muscoli lavorano organizzati in catene cinetiche ma è lo stesso sistema nervoso che innesca una efficace sequenza di attivazione neurale (timing of activation) che consente con la ripetizione di quello stesso movimento di automatizzare il processo reattivo per una migliore performance fisica. Così il nostro sistema nervoso centrale accumula informazioni, si arricchisce e diventa sempre più rapido nell’espletamento di un biofeedback correlato all’attività motoria.


L’allenamento funzionale simula proprio quei movimenti che si verificano in gesti sportivi specifici per migliorare il rendimento globale dello sportivo e ricreare quelle stesse situazioni neuro-motorie che si riproporranno durante la gara.
È fondamentale inoltre personalizzare questo tipo di allenamento a seconda delle esigenze del singolo tenendo sempre conto che una buona organizzazione dell’allenamento funzionale deve comprendere sia esercizi per la parte inferiore che superiore del corpo (azioni monopodaliche, bipodaliche, movimenti rotatori, ecc…), sia esercizi per il core training (squat, power clean, ecc…).

 



Per saperne di più: Strength & Conditioning – Per una scienza del movimento dell’uomo, n° 3